Giudichiamo un Atto intimidatorio l’accusa di "Associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa e rivelazione di segreto d'ufficio" notificata ai giornalisti Carlo Vulpio (Corriere della Sera) Gianloreto Carbone (“Chi l’ha visto” rai3) Nino ed Emanuele Grilli e Nicola Piccenna (“Il Resto” Matera) e al Capitano dei Carabinieri Pasquale Zacheo, comandante della compagnia di Policoro MT, relativamante al loro lavoro di cronisti nell' inchiesta Toghe Lucane. La gravità dell’accusa (che sembra far capo art. 416 C.P) esula dalla normale tutela delle persone dalla diffamazione a mezzo stampa, essa è una criminalizzazione della funzione democratica del giornalista ‘dalla schiena dritta’ quello che invece di sfornare piaggerie decide di raccontare i fatti e approfondirli e comprenderli e che viene trattato a guisa di ‘bandito’ che , associandosi con fuorilegge suoi pari, compie scorribande nella serena e sana società italiana.
Noi, nell’esprimere solidarietà a tutti i giornalisti coinvolti e al Capitano Zaccheo, ci auguriamo che un simile mostro procedurale e legale venga stigmatizzato anche da coloro che tanto facilmente dispongono di Ispettori da inviare , di controllori da mettere alle costole di chi, nella magistratura, si limita a fare il proprio mestiere, poiché lo zelo dimostrato dalla PM Annunziata Cazzetta nel redarre il suo – inedito per la stampa – capo d’accusa ci suona quantomeno sospetto, quasi un monito per chi si ostina a voler indagare sulle cosiddette ‘toghe lucane’ , a chi si ostina comunque a voler fare un po di chiarezza in questa melma di paese.Da: Oliviero Beha, Roberto Alagna, Francesco Pardi e Elio Veltri