Le parole sono pietre, diceva qualcuno… ed è sempre più vero nell’epoca in cui sembra che la comunicazione sia tutto, che ciò che si comunica conti assai meno di come lo si comunica. Prendiamo in esame questo aspetto per iniziare l’anno nuovo, quello dei 300 mila posti di lavoro in meno, della crisi nera… e dei pacchi-bomba ad Equitalia, l’ultima lettera con proiettile a Torino. Beppe Grillo per inaugurare l’anno bisestile ha sostenuto una tesi che ha stravolto il web e trovato spazio sui giornali. Ha detto che non basta condannare, bisogna capire, aggiungendo intemerate contro Equitalia che nel riscuotere stringe intorno agli italiani un nodo scorsoio.
Una specie di Iniquitalia, se si considerano i privilegi per esempio della nostra castona parlamentare, la più remunerata d’Europa. Ha risposto il titolare di Equitalia, Attilio Befera, con una battuta su Grillo (Beppe, non confondiamo, perché magari nel frattempo il pregiudicato omonimo Luigi imperversa…), trattandolo da comico: ”Non fa ridere”, e stop. Ebbene, molte volte le cose che dice Grillo sono giuste e sono esse a renderlo giusto, lo abbiamo visto in questi anni di precipizio delle nostre classi dirigenti contro le quali ha innescato battaglie e movimenti di giovani e meno giovani, vedi le 5 stelle in crescita dal basso sul territorio.
Il problema sono appunto i tempi e i modi della comunicazione. Se già Equitalia è il bersaglio di qualcuno, e ovviamente si parla di reati penali, offrire il destro per “giustificare” sia pure di rimessa tali attentati è insensato e immaturo. Non è immaginabile che prima di esternare una simile intemerata Grillo, come agli scacchi, non abbia previsto la reazione.
Sul piano della legalità, che è impossibile non difendere anche perché è quello che ti permette di affermare appunto come sia almeno in parte delegittimata anche legalmente questa classe politica, era naturale che venisse fatto quadrato a difesa dell’Ente esattore, pur con tutti i buchi e le magagne che ad Equitalia si possono contestare. Così quindi si rafforza un polo della questione che oggettivamente andrebbe invece contestualizzato nella situazione di crisi.
Quindi andrebbe “spiegato”, esattamente ciò che si proporrebbe di fare Beppe Grillo quando parla del dovere di “comprensione” nei confronti di chi reagisce alla pressione insostenibile di Equitalia: ma questo secondo aspetto viene triturato nella comunicazione dalla forza del primo, della condanna della cosiddetta “difesa del terrorismo” o dell’ipotesi terroristica anche se non è tale, insomma degli effetti del disagio sociale. Il messaggio della condizione devastata di molti italiani di fronte ad Equitalia viene appannato o centrifugato dall’ipotesi che Grillo sia “sostenitore dei pacchi-bomba o proiettili” che siano.
E’ evidente che è sbagliato il messaggio, nelle sue modalità e/o nella sua tempistica. Così come abbassa i toni di tutto per non parlare della sostanza (la “comprensione” dello stato dei vessati) e rimanere alla forma l’altro duellante, il Direttore Generale delle Entrate Befera, quando riduce il tutto a una “battuta che non fa ridere”, proprio mentre i bersagli di Equitalia tutto fanno meno che ridere.
Quindi entrambi hanno usato le parole come pietre, o nel caso come macigni, che però non sono stati in grado di lanciare e sono loro caduti sui piedi. Mi si può obiettare: invece che fare il Grillo parlante (non so se afferrate…) perché non suggerisci come si sarebbe potuto o dovuto svolgere il contraddittorio? Giusto. Beh, intanto avrei rigirato su di me la questione del pacco-bomba o proiettile in busta che sia, tipo: “Se arrivasse a me un pacco-bomba, ovviamente mi preoccuperei ma cercherei anche di capire perché me lo inviano. A maggior ragione penso che Equitalia oggettivamente oggi stia mettendo ulteriormente a rischio la situazione italiana dei più disagiati, che va capita. Penso anche però ovviamente che qualunque attentato sia un reato e peggiori la situazione, quindi lo condanno e ne temo gli effetti. Nell’interesse di tutti, cerchiamo di dedicarci a Equitalia. Agli attentati ci pensi chi ci deve pensare”.
Forse non è un granché, ma così come è andata, da Immaturi 3, non è peggio?
Oliviero Beha per Tiscali Opinioni, 3 gennaio 2011
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