Facciamo finta che sia Berlusconi che Enrico Letta siano sì due uomini di parte e di partito ma trasformati miracolosamente dalle circostanze drammatiche della Nazione in statisti: seguitemi… Diciamo per comodità di ipotesi che al proprietario del Pdl non importa (quasi) esclusivamente la sua situazione giudiziaria. Ipotizziamo che i continui rinvii a giudizio di Silvio non siano motivati da evasioni fiscali da capogiro o esercizi di stile corruttivo ecc., bensì dalla strategia “politica delle toghe rosse”, e pazienza se in questo caso di rosso sarebbero rimaste in Italia solo le toghe… Che dunque gli stia a cuore non i suoi sondaggi che lo danno in testa bensì la salute dell’intero Paese.
E congetturiamo sempre per comodità che lo sfarinamento del Pd non dipenda da anni e anni di gestione di affari legati alla politica politicante & esercente. Che il partito o quello che si intende per tale non sia avulso dalle questioni urgenti di un paese stravolto senza più alcuna identità né quindi scala di valori, anche politici o ideologici. Che il bubbone del Monte dei Paschi di Siena non risulti la vera preoccupazione di una classe dirigente ormai troppo compromessa per sfuggire ai propri ricatti incrociati interni… ecc. ecc. Che dunque al premier giovanilista dalla faccia perbene non prema (quasi) esclusivamente la sua carriera politica dopo anni all’ombra di Grandi Zii e Piccoli Leader bensì il rinascimento di un’Italia sotto un treno (quale? Italo? boh…). E lasciamo da parte per un momento le opposizioni, siano quelle nutrite e scomposte del M5S o quelle vetero-burocratiche di potere & podere di Sel o quelle di una Lega di diamanti e di yacht dopo un ventennio di lotta e di governo…
Giacché è sotto gli occhi di tutti la condizione frastagliatissima dell’elettorato anche solo da queste poche righe riassuntive, e naturalmente pesa eccome la legge elettorale di cui da un pezzo Napolitano Uno e Due invocano la riforma, dedichiamo due parole al problema. Intanto, è impossibile parlarne senza ricordare che il Porcellum stava bene a tutti e lo scandaloso premio di maggioranza (scandaloso non tanto in assoluto in termini logici ma soprattutto in relazione alla scomposizione prevedibile dell’elettorato, risultato infatti diviso come la Gallia d’antan “in partes tres”) faceva gola a ogni competitor. Per questo non l’hanno cambiato. Adesso invece dovrebbero cambiare il Porcellum o “legge porcata” perché “non se ne può più fare a meno”. Ma nel frattempo ci sono continui venti di guerra che rischiano di far affondare il vascelletto del governo anche senza che vi salgano a bordo i pirati.
Dunque sarebbe opportuno intanto modificare il Porcellum stesso: e qui casca l’asino. A parole (come prima, più di prima) lo vogliono cambiare tutti, nei fatti tale modifica dovrebbe venir dopo a un “riformatorio” costituzionale, ossia la famosa o famigerata Convenzione di cui si è parlato. Nel frattempo la legge elettorale resta la stessa, così da poter affermare che il governo non può cadere perché non si può andare comunque a votare con il Porcellum. Straordinario circolo vizioso. Allora, che si fa?
Modesta proposta, sull’abbrivo di ciò che propone un costituzionalista indipendente come Michele Ainis: intanto ripristiniamo il Mattarellum che non era certo l’ideale ma è meno peggio del Porcellum. Così il governo se resta in piedi è perché è oggettivamente in condizioni di restarci, non ricattato e costretto dall’impossibilità/inanità di votare oggi. Non solo: ma in questo modo la responsabilità di migliorare l’architettura costituzionale avrebbe un senso diverso, meno raccogliticcio, più “libero”, meno compromissorio, più “conflittuale”: se non si discute con impegno e diversificazione di Costituzione le differenze di opinione a cosa le riserviamo? Scommetto che questa misura da “protezione civile elettorale” non passerà, perché nessuno in realtà lo vuole. Ovviamente perché a tutti sta a cuore soltanto “il bene del Paese”…
(Oliviero Beha)
14/05/2013 alle 02:24
12/05/2013 alle 18:32