Nel mio ultimo articolo su le parole e la polemica di Di Battista a proposito di terrorismo, ho citato Pietro Micca. Vogliamo approfondire?
“L’eroe Pietro Micca sacrificò la sua vita per impedire il passaggio dei soldati francesi che assediavano Torino, facendone orrenda strage e salvando così la città dall’occupazione nemica. Era il 26 agosto 1706, Luigi XIV il Re Sole mirava ad allargare il suo dominio in Italia. Gli si opponeva l’ Austria, con il medesimo scopo. A quest’ultima dava man forte Vittorio Amedeo II di Savoia che aspirava alla corona regia su Piemonte e Lombardia. Oltre alla consueta riflessione che le guerre le fanno i re per il loro unico interesse e che nella deflagrazione provocata da Micca morirono lui stesso e i soldati francesi, non Luigi XIV né Vittorio Amedeo II né l’imperatore austriaco, mi sono chiesto: Pietro Micca è stato un kamikaze? Kamikaze eroe o kamikaze terrorista? Per chi è stato un eroe e per chi un terrorista? Pietro Micca sapeva che non stava facendo gli interessi dei cittadini torinesi né della categoria dei minatori come lui e neppure della sua famiglia (moglie e due figli) la quale, a compenso del suo gesto, ottenne solo due razioni di pane giornaliere. Quanti accostamenti si possono fare alle vicende politico-militari attuali, non crede? Anselmo Ciaffardoni Rapagnano Pietro Micca aveva 29 anni e non era soldato di professione. Sposato con un figlio di nemmeno un anno, era stato scalpellino e minatore nella valle di Andorno. Quando Vittorio Amedeo II riorganizzò in tutta fretta le truppe, sapeva che la battaglia con i francesi si sarebbe combattuta vicino alla cittadella. Micca, e alcuni altri giovani minatori come lui, furono destinati alla difesa delle gallerie sotterranee della fortezza torinese, che i francesi infatti tentarono più volte di violare durante i mesi dell’ assedio. Nella notte tra il 29 e il 30 agosto, reparti francesi riuscirono a penetrare in una delle gallerie sotterranee dopo aver ucciso le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all’ interno. Micca era di guardia a una di queste porte insieme a un commilitone. I due sentono che il nemico s’ avvicina, capiscono di non poter resistere a lungo, decidono di far scoppiare un barilotto da 20 chili di esplosivo. Non potendo mettere una miccia lunga che avrebbe impiegato troppo tempo, Micca innesca la polvere con una miccia corta. Fa allontanare il compagno, dà fuoco alle polveri e corre cercando di salvarsi ma l’ esplosione che fa crollare la galleria, e salva la città, lo uccide. Francamente non vedo alcuna analogia con le azioni dei cosiddetti kamikaze in Medio Oriente e in Iraq. Micca era impegnato in un’ azione di guerra, uccise dei soldati nemici oltre a se stesso. Calcolò il rischio che correva usando una miccia corta e cercò invano di salvarsi dopo aver fatto allontanare il compagno. Se devo dirla tutta non vedo analogie nemmeno tra i cosiddetti kamikaze di oggi e i piloti giapponesi suicidi durante l’ ultima guerra mondiale. Quelli infatti si uccidevano lanciandosi contro le navi del nemico, questi si fanno esplodere in mezzo alla folla di un bar o ristorante, ai turisti di un albergo. La sorte è la stessa, il soldato o il militante muoiono ma il bersaglio è diverso; lì è la differenza tra il coraggio dei primi e la viltà dei secondi”.
o.b.
23/08/2014 alle 11:44
23/08/2014 alle 08:40
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22/08/2014 alle 15:37
22/08/2014 alle 13:46